Che cos’è la Food Police e del perché dovremmo sfuggirgli.
Avete presente quelle voci nella vostra testa che spuntano fuori proprio mentre abbiamo appena finito di mangiare delle patatine fritte? Quelle che ti fanno sentire in colpa: “ma come? le patatine fritte! Vergogna!”. O le voci vere, quelle di amici e parenti, oppure di food influencers vari, le riviste, la tv, i media in generale che ti suggeriscono cosa mangiare oppure no, quando mangiarlo, come, in che quantità, perché, dicendoti che alcune cose sono “giuste” o “sbagliate”, “buone” o “cattive” , in modo spesso un po’ assolutistico. Ecco, tutte queste voci sono la “food police”, quell’impianto di giudizi, stereotipi, convinzioni sul cibo accumulate nel corso della vostra vita e che hanno il preciso scopo di indirizzarvi verso precise scelte alimentari, poiché il non farlo scatenerebbe un senso di inadeguatezza e di colpa. Il quarto punto dell’Intuitive Eating è dedicato a comprendere quali siano i giudizi stereotipati sul cibo e al perché dovremmo liberarcene, in sostanza smetterla di seguire queste “leggi” del tutto arbitrarie, frutto di credenze legate proprio a cosa? Alla mentalità della dieta: magro vs grasso, salutare vs junk food, calorico vs light, eppure, come abbiamo visto, non esistono cibi buoni o cattivi, ma spesso è il giudizio che abbiamo su di loro che determina le nostre scelte. Se siamo capaci di scegliere SENZA pregiudizi, lo facciamo in modo CONSAPEVOLE; liberarci quindi da queste regole ci rende capaci di fare davvero scelte corrette per il nostro benessere, scelte salutari e giuste per l’esatto momento che stiamo vivendo.
Cambia i pensieri distorti in pensieri razionali
Dobbiamo liberarci dai giudizi arbitrari sul cibo, ma come fare? Ogni volta che sorge qualche pensiero giudicante, impariamo a riconoscerlo e rifiutiamolo: non diventiamo più o meno buoni dopo un’insalata e nemmeno inadeguati dopo una fetta di torta, e questo è un fatto.
Pensate a quanto sia insensato sentirci in colpa mentre ci gustiamo un bel gelato, eppure è esattamente così che funziona la cultura della dieta, un mindset che ci ha insegnato a ragionare a compartimenti stagni, con una sorta di “sentinelle”, pensieri pronti a modificare il nostro sentire, sempre, non solo quando effettivamente siamo a dieta, e anche questo è un fatto.
Le sentinelle parlano e decidono che Il tuo peso, la forma del tuo corpo e il modo in cui mangi sono un riflesso del tuo valore come persona, ma non è così, è una visione distorta e, ancora una volta, giudicante della realtà: eppure questo atteggiamento è stato fortemente normalizzato dalla società in cui viviamo e non solo è in grado di ferire, ma contribuisce a creare abitudini sbagliate su ciò che riguarda sia l’alimentazione che l’esercizio fisico (che diverrebbe compensatorio)
Cambiare pensieri distorti in pensieri razionali ci aiuta nell’esercizio di liberarci da questi stereotipi, sostituite gli imperativi categorici con un ragionamento maggiormente permissivo, aperto e soprattutto ragionato. L’obiettivo è essere consapevoli, ricordate? Consapevoli di ciò che ci fa sentire bene in un dato momento poiché non esistono cibi buoni o cattivi e soprattutto possono e devono cambiare a seconda delle nostre necessità. Pensare a cose tipo: “Non posso mangiare la torta che mi stanno offrendo, altrimenti ingrasso” è decisamente frustrante; immaginate di essere a compleanno, un conto è dire no in modo consapevole, perché vi sentite già sazi, un altro è farlo in modo privativo, generando un senso di frustrazione e allo stesso tempo un bisogno. Sappiamo tutti che un pezzo di torta ogni tanto non è IL male! Quindi invece di ascoltare la “food police”, circondatevi di alleati, così da poter fermare i pensieri giudicanti e iniziare a fare pace con cibo e corpo.
La Food Police si allontana con gli Alleati.
Non è sempre facile sostituire un pensiero tipico della food police con un altro, ma sapere che esistono ci aiuta molto nel riconoscerli al volo; se riusciamo a cambiare i nostri pensieri, alla fine possiamo cambiare i nostri comportamenti. Nell’intraprendere questo cammino può esserci utile sapere che esistono degli alleati, ovvero? Ovvero atteggiamenti che potremmo usare e che ci aiuteranno nell’allontanarci dai nostri pensieri giudicanti e dalle voci giudicanti di chi ci sta vicino.
Le “strutture” possibili dei nostri alleati sono quattro: The Food Anthropologist (L’antropologo del Cibo), The Nurturer (quello che nutre), The Nutrition Ally (l’alleato della nutrizione), e The rebel Ally (il Ribelle).
L’antropologo del Cibo: consiste di un atteggiamento neutrale, ci aiuta a rimanere aperti e curiosi e non critici o giudicanti rispetto alla nostra esperienza col cibo. Come? Ad esempio: “Se non mangio abbastanza a pranzo, non riesco a controllarmi a cena.” Osservo, considero, sistemo.
Quello che Nutre: è un atteggiamento più compassionevole, come se ci fosse un buon amico che ci da una pacca sulla spalla, soprattutto quando pensiamo di aver combinato un pasticcio. Esempio: “Ho mangiato una fetta di torta! Beh, ai compleanni si mangia la torta”
L’alleato della nutrizione: è un atteggiamento nutrizionalmente costruttivo che ci aiuta a fare le scelte giuste per il nostro benessere e non solo per perdere peso, è un atteggiamento che ci sprona a prenderci cura e non a giudicare noi stessi. Esempio: “Mi han detto di mangiare più fibre per tenere a bada il colesterolo, quindi aggiungo più frutta e verdura nella mia alimentazione”
L’alleato ribelle: è l’atteggiamento che ci permette di mettere dei paletti ben precisi nei confronti degli altri e dei loro giudizi, per esempio mettere in chiaro con amici, colleghi e familiari che non si gradiscono commenti o giudizi su peso o scelte alimentari