Onora la tua fame
Ricordati di mangiare quando hai fame. Sembra un consiglio ovvio, ma non lo è.
Mantenere il corpo biologicamente alimentato con la giusta energia è fondamentale per evitare di innescare l’impulso primordiale di mangiare troppo. Una volta raggiunto il momento della fame eccessiva, tutte le intenzioni di mangiare in modo moderato e consapevole diventano irrilevanti. La classica situazione: “mi mangerei un bue intero”. No, bisogna imparare a onorare il primo segnale biologico della fame e fare questo significa porre le giuste basi per ricostruire la fiducia in noi e nel cibo.
Esiste una scala precisa della fame, che va dal vuoto allo stare male per aver mangiato troppo. In medio, come al solito, stat virtus. Tuttavia, avere chiaro a che punto siete aiuta a calibrare il cibo, aiuta a mantenersi consapevoli, aiuta a capire la fame. Tra l’essere a stomaco vuoto e ritrovarsi talmente pieni di cibo da stare male esistono diverse tappe intermedie, il punto è che la vita è un po’ complicata, no? Quindi può capitare di ritrovarsi stesi da cibo -pensiamo alle feste, ai matrimoni, al pranzo con i parenti etc…- non bisogna sentirsi in colpa per questo. L’idea della scala” fame-sazietà” non è quella di raggiungere la perfezione, ma di aiutarci a riconoscere e soddisfare la nostra fame biologica…e provare a pensare a dove stiamo su quella scala. Che ne pensate?
Sai riconoscere la tua fame?
La sensazione di fame non è la stessa per ogni persona. Tendiamo a considerare soprattutto il nostro stomaco quando pensiamo alla fame biologica, ma ci sono molti altri modi attraverso i quali il corpo potrebbe avvisarci che ha bisogno di energia, come? Ad esempio col mal di testa, oppure con un pensiero fisso sul cibo, con l’irritabilità, l’affaticamento, le vertigini o la nausea; tutti questi sono gli avvisi che il corpo ci lancia quando ha fame. Man mano che ci si abitua ad ascoltare e rispondere, questi segnali diventeranno più facili da riconoscere. Ogni persona è fatta a modo suo, per questo è importante costruire una “scala di sazietà” come quella pubblicata nel post precedente che sia vicina ai tuoi segnali. Elencali, facci caso. Il male di testa passa dopo aver fatto merenda, il senso di nausea sparisce dopo aver spazzolato un piatto enorme di pasta, quel senso di affaticamento si volatilizza non appena ingerisci il primo boccone? Fateci caso, fate caso a come siete, al vostro corpo, alla vostra fame.
Quanti tipi di fame esistono?
Onorare la nostra fame significa onorarci. Significa nutrire il nostro corpo e soprattutto il nostro essere.
Ma quanti tipi di fame esistono? Non esiste solo una fame biologica, la fame è connessa al nostro stile di vita, alle nostre emozioni e ai nostri gusti.
1 . NON FAME, MA GOLA.
La “gola” non ha nulla a che fare con i nostri bisogni biologici, ma con la soddisfazione di un desiderio. Va benissimo desiderare un preciso alimento, mangiarlo e procedere allegramente con la nostra giornata, sia chiaro. Prendiamo l’esempio dei popcorn al cinema. Non li si mangia certo per fame, ma appena se ne sente il profumo appena varcata la soglia della biglietteria, è quasi impossibile resistergli (più che altro è il costo che frena 😊) L’intuitive eating lascia spazio alle voglie e alle occasioni speciali come questa, perchè riconosce il fatto che a volte il cibo “ci sta”, anche se non esiste un bisogno fisiologico. Al contrario, nella cultura della dieta, ogni cibo deve essere misurato e giustificato, mentre nell’intuitive eating mangiare qualcosa solo perché ne hai voglia è perfettamente ragionevole e non hai bisogno di giustificarti o sentirti in colpa.
2. LA FAME PRATICA
La fame “pratica” ovvero: “anche se non ho fame in questo momento, so che dovrei mangiare qualcosa”.
Ipotesi: la tua pausa pranzo è dalle 11 alle 12, ma quando è il momento, non hai ancora fame. Che si fa? Mangi, perché è meglio mangiare per bene quando si ha la possibilità di farlo, piuttosto che diventare famelici. Questo cosa significa? La fame prima o poi arriva. È come un elastico: più si allunga, più rimbalza indietro e dunque è meglio non tirare troppo. Pianificate in anticipo, ossia, meglio mangiare quando il livello di fame è bassissimo così da potervi saziare il giusto, nella comfort zone. Prevenite e programmate lungo la vostra giornata questi momenti di pausa, anche nell’organizzazione della vostra “schiscietta. Ad ogni modo, anche se non programmate, anticipate la fame!
3. LA FAME EMOTIVA
Quando i sentimenti diventano grandi e travolgenti, il cibo ci aiuta a far fronte a quelle emozioni. Questa è la fame emotiva. Non c’è niente di sbagliato confortarsi con il cibo in tempi difficili. Per la cultura della dieta il comfort food è sempre sinonimo di “cibo colpevole” o “malsano”, ma non ha senso. Il cibo ha una naturale correlazione con le emozioni o i ricordi: le lasagne della nonna, per esempio, è brutto sentirsi in colpa per una pietanza che ci ha regalato ricordi preziosi, giusto?
Tuttavia, se la fame emotiva prende il sopravvento è necessario fermarsi e riflettere. La fame emotiva accade ogni tanto, si inserisce all’interno di un flusso “biologico” normale, ma se è troppo allora è necessario capire perché e da dove arriva e affrontare la situazione e l’emozione in modo differente, con attenzione.